Si attua mediante l’inserimento sotto la pelle di un palloncino provvisto di una valvola, che viene gonfiato con acqua (soluzione salina) gradualmente nel tempo e che distende i tessuti ad esso sovrastanti.
L’espansione tissutale si basa sul principio, scientificamente provato, che una tensione leggera ma costante induce la crescita di tessuto, così come fa l’addome spinto dalla crescita dell’ utero in gravidanza.
Oltre a rimuovere cicatrici e macchie antiestetiche, gli espansori tissutali possono essere utilizzati per ricostruire le mammelle dopo interventi di mastectomia e ricostruzione di parti del viso, quali labbra e palpebre.
Approfondimenti:
Numerosi sono i vantaggi di questa metodica. Primo tra tutti la possibilità di avere tessuto con caratteristiche identiche a quello da riparare (spessore, colore, presenza o meno di peli, etc).
Gli svantaggi sono dati dalla necessità di un doppio intervento e dalla difficoltà di mimetizzazione del dispositivo durante la fase di riempimento.
Infatti, se nella ricostruzione mammaria la salienza è quello che la paziente desidera, negli altri interventi può rappresentare un problema importante di gestione per la comune vita di relazione.
Tutti gli interventi chirurgici portano con sé un minimo di imprevedibilità e di rischio.
La più comune complicanza nell’espansione tissutale è che il dispositivo possa rompersi o che la valvola possa perdere il liquido iniettato.
Tale evenienza non comporta comunque alcun pericolo per la salute del paziente.
Un’altra complicanza possibile è l’infezione che può costringere anche alla rimozione temporanea dell’espansore.
E’ buona norma, a cominciare dalla settimana precedente all’intervento, non assumere Ac. Acetilsalicico (Aspirina) per evitare problemi di coagulazione, e per i fumatori astenersi per almeno 4 settimane (due prima e due dopo l’operazione).
Se si è reduci da un’infezione o una malattia sarebbe prudente posporre l’intervento chirurgico
La procedura varia a seconda della localizzazione dell’espansore e viene eseguita in regime di ricovero e con due tempi chirurgici.
Il primo tempo può durare da 1 a 2 ore in base alla grandezza dell’espansore e dell’area da trattare.
Si esegue un’incisione nelle non strette vicinanze dell’area che poi dovrà essere riparata e si allestisce una tasca che solitamente è sottofasciale.
Già all’atto operatorio si inserisce una prima quantità di liquido nel dispositivo attraverso la valvola che può essere incorporata ad esso o collegata con un piccolo tubicino.
Nelle settimane seguenti, in ambulatorio, si procederà al riempimento graduale dell’espansore sino al raggiungimento dell’espansione desiderata.
Il secondo tempo chirurgico prevede la rimozione dell’espansore, sempre attraverso la stessa incisione del primo intervento ed il rimodellamento del lembo per l’area da ricostruire.
Nella ricostruzione mammaria invece la rimozione dell’espansore è seguita dall’impianto della protesi definitiva.
Si può procedere sia con una sedazione combinata ad un’anestesia locale che con l’anestesia generale.
La scelta è legata all’entità dell’intervento da eseguire e va discussa caso per caso.
Il dolore nel post-operatorio è evidentemente legato all’entità dell’intervento subìto, ma in ogni caso i fastidi sono ben controllati dalla terapia farmacologica.
Un senso di tensione solo temporaneo e di lievissima entità è la regola per quanto riguarda i riempimenti.
Anche in questo caso la ripresa è legata all’entità dell’intervento subito. In linea generale si può dire che comunque pochi giorni sono sufficienti per ricominciare la normale attività.
Foto di alcuni interventi eseguiti
Le immagini e i video sono stati pubblicati a scopo scientifico-divulgativo previo consenso da parte dei pazienti del Dr. Grassetti.
I risultati individuali possono variare, ogni paziente è unico, nessuna tecnica è mai identica per tutti i casi. Le foto e i video del prima e del dopo, non garantiscono che i vostri risultati saranno gli stessi, o simili.
Ciascuno infatti avrà un risultato unico nel suo genere.